
La giornata e la vita di un caregiver sono estremamente faticose e complesse, soprattutto quando devono essere conciliate con l'attività lavorativa, che non può essere abbandonata a causa della quasi totale assenza di sostegni economici, rendendo impossibile condurre una vita dignitosa.
Le giornate sono scandite dall'assistenza fisica alla persona disabile, adattandosi alle specifiche necessità legate alla disabilità, dalla somministrazione di terapie farmacologiche, dalle visite specialistiche e dagli incontri con psicologi e commissioni multidisciplinari per accedere ai servizi o ai progetti finanziati dalla regione o dal governo, con attese estenuanti per appuntamenti che dovrebbero essere rapidi, date le urgenze degli interventi.
Nel caso specifico della Regione Lombardia, i fondi per i ricoveri di sollievo programmati sono stati tagliati, impedendo alle famiglie di usufruire dei 60 giorni all'anno previsti per ricoverare il disabile in strutture assistite e ritrovare un momento di riposo necessario per affrontare i lunghi mesi di attività frenetica che li attendono.
Le strutture esistenti, come le Residenze Sanitarie per Disabili (RSD) e le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), non sono sufficienti a soddisfare le richieste e spesso hanno costi che le famiglie non possono sostenere. Di conseguenza, dove possibile, intervengono altri familiari che devono a loro volta fare sacrifici per essere di aiuto al caregiver.
È necessario rivedere il ruolo del caregiver e equipararlo a quello di un assistente sanitario, riconoscendo contributi ed emolumenti adeguati al ruolo che svolge nella società, alleviandolo da oneri e responsabilità. Questo consentirebbe loro di condurre una vita come tutti gli altri esseri umani, al di fuori della prigione assistenziale a vita.
Milva Cardini
Chignolo Po, 20/03/2024