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Riserva naturale della Favorita - "Riserva Naturale Orientata monte Pellegrino".

2023-11-25 19:28

Vincenzo Fiore

Primo Piano, Ambiente,

Riserva naturale della Favorita - "Riserva Naturale Orientata monte Pellegrino".

La sua storia, in quanto tenuta reale, inizia nel 1799, ha seguito di complesse vicende storiche che ebbero inizio con la rivoluzione francese. I dele

La sua storia, in quanto tenuta reale, inizia nel 1799, ha seguito di complesse vicende storiche che ebbero inizio con la rivoluzione francese. I delegati del Terzo Stato si riunirono in assemblea il 17 giugno 1789 e si autoproclamarono gli unici rappresentanti della nazione francese. Questi eventi influenzarono gli equilibri secolari e coinvolsero Ferdinando III, re di Napoli, o Ferdinando IV, re di Sicilia, o Ferdinando I di Borbone, re del Regno delle due Sicilie. La denominazione fu voluta da Ferdinando I di Borbone e sancita dal Congresso di Vienna nel 1816.

Questi eventi costrinsero il re Borbone a trasferirsi a Palermo. In quell'occasione, Palermo divenne la capitale del nuovo Regno per appena un anno. In quell’anno di fine secolo, una volta giunto in città, il re acquistò e prese possesso dei fondi di interesse con espropri e indennizzi corrisposti ai Marchesi Ajroldi, ai Baroni Lombardo Della Sala e ai Marchesi Vannucci. Nell'aprile di quell’anno, iniziarono le prime fasi della trasformazione, con la delimitazione dei confini. Il 7 gennaio 1799 era già stato emesso un bando che vietava la caccia in quei fondi. Subito dopo, furono avviate le opere di sistemazione del Parco, con la realizzazione di percorsi di caccia e la piantumazione di varie essenze in vaste zone destinate alla sperimentazione agraria. Come già detto, furono espropriati vari "fondi" di proprietà dell'antica e ricca aristocrazia palermitana, che comprendevano piccoli borghi e casene di caccia. Oltre ai già citati Ajroldi, Della Scala e Vannucci, vanno menzionati i fondi Malvagno, Niscemi, Rocca Pietratagliata e Salerno. Questi ampi terreni furono uniti in un'unica “riserva” allo scopo di fornire al re un luogo per la caccia e per eseguire le tanto amate sperimentazioni in agricoltura

 

La sua storia, in quanto tenuta reale, inizia nel 1799, ha seguito di complesse vicende storiche che ebbero inizio con la rivoluzione francese. I delegati del Terzo Stato si riunirono in assemblea il 17 giugno 1789 e si autoproclamarono gli unici rappresentanti della nazione francese. Questi eventi influenzarono gli equilibri secolari e coinvolsero Ferdinando III, re di Napoli, o Ferdinando IV, re di Sicilia, o Ferdinando I di Borbone, re del Regno delle due Sicilie. La denominazione fu voluta da Ferdinando I di Borbone e sancita dal Congresso di Vienna nel 1816.

Questi eventi costrinsero il re Borbone a trasferirsi a Palermo. In quell'occasione, Palermo divenne la capitale del nuovo Regno per appena un anno. In quell’anno di fine secolo, una volta giunto in città, il re acquistò e prese possesso dei fondi di interesse con espropri e indennizzi corrisposti ai Marchesi Ajroldi, ai Baroni Lombardo Della Sala e ai Marchesi Vannucci. Nell'aprile di quell’anno, iniziarono le prime fasi della trasformazione, con la delimitazione dei confini. Il 7 gennaio 1799 era già stato emesso un bando che vietava la caccia in quei fondi. Subito dopo, furono avviate le opere di sistemazione del Parco, con la realizzazione di percorsi di caccia e la piantumazione di varie essenze in vaste zone destinate alla sperimentazione agraria. Come già detto, furono espropriati vari "fondi" di proprietà dell'antica e ricca aristocrazia palermitana, che comprendevano piccoli borghi e casene di caccia. Oltre ai già citati Ajroldi, Della Scala e Vannucci, vanno menzionati i fondi Malvagno, Niscemi, Rocca Pietratagliata e Salerno. Questi ampi terreni furono uniti in un'unica “riserva” allo scopo di fornire al re un luogo per la caccia e per eseguire le tanto amate sperimentazioni in agricoltura.

 

Nel 1860, ha seguito dell'aggressione anglo-sabauda e della conseguente sconfitta della dinastia borbonica, la tenuta passò nelle mani dei Savoia. Questi aprirono il parco al pubblico e utilizzarono alcune aree per l'organizzazione di eventi sportivi e mondani. In quell'anno, la Reale tenuta della Favorita entrò a far parte del patrimonio della Casa Savoia come bene della Corona, e il parco fu aperto al pubblico. Nel 1877, la Casa Reale cedette il parco al Demanio dello Stato e nel 1920 rinunciò all'usufrutto del parco. Esso fu suddiviso in quattro aree affidate alla competenza di altrettante amministrazioni: il giardino con la casina fu assegnato al Ministero della Pubblica Istruzione, mentre il parco fu assegnato al Comune di Palermo. Nonostante i vari tentativi di riqualificazione, il complesso verde subì un lento declino e abbandono nel corso degli anni.

Vicende urbanistiche del Parco della Favorita Come già accennato in precedenza, il parco monumentale della Favorita proveniva dalla proprietà reale del Regno delle Due Sicilie e passò alla Casa Reale dei Savoia dopo la sconfitta dei Borboni.

Il parco della "Real Favorita" è iscritto nella scheda 280 della proprietà demaniale dello Stato e “dovrebbe” essere gestito dal Comune di Palermo. Nel paragrafo 3.1, si evidenzia che fin dalla redazione del P.R.G. del 1962 si era già compreso che il modo in cui veniva affrontato il problema della dotazione di verde nella città era abbastanza opinabile.

Il Piano Regolatore Generale (P.R.G.) del 1962 prevedeva una vasta zona di verde pubblico che comprendeva la tenuta reale della Favorita e buona parte del sistema montuoso del Monte Pellegrino. Tuttavia, nonostante i due grandi sistemi di verde pubblico previsti fossero stati realizzati, mancava la previsione di un verde pubblico diffuso all'interno dei quartieri residenziali.

Il Parco della Favorita ha affrontato la problematica degli "affittuari" istituiti per assegnare i terreni per l'uso agricolo. Questa situazione è stata oggetto di lunghe vicende giudiziarie a partire dagli anni '60, a causa della resistenza manifestata dagli occupanti verso le ordinanze di sgombero ordinate dal Comune e dai numerosi tentativi di conseguire la legittimazione del possesso dei terreni. La legge regionale n. 14/88 istituì il complesso ambientale costituito dal Parco della Favorita e dal Monte Pellegrino, dichiarati Riserva Naturale Orientata dalla Regione Siciliana.

Il Parco della Favorita costituisce la zona B della riserva, denominata pre-riserva, con l’eccezione dell’area occupata dal Bosco Niscemi, che rientra nella zona A. La legge regionale n. 14/88 prescrisse che per queste zone dovesse essere redatto un “Piano di Utilizzazione”, un vero e proprio piano particolareggiato. Il Comune avviò questa progettazione, incaricando l’Assessorato al Territorio Ripartizione Urbanistica Gruppo IV di redigere un “Piano di Utilizzazione della zona B della Riserva Naturale Orientata Monte Pellegrino” che viene “consegna” nel 2001, concludendo il suo iter amministrativo solo nel 2014.

 

Nel 1860, in seguito dell'aggressione anglo-sabauda e della conseguente sconfitta della dinastia borbonica, la tenuta passò nelle mani dei Savoia. Questi aprirono il parco al pubblico e utilizzarono alcune aree per l'organizzazione di eventi sportivi e mondani. In quell'anno, la Reale tenuta della Favorita entrò a far parte del patrimonio della Casa Savoia come bene della Corona, e il parco fu aperto al pubblico. Nel 1877, la Casa Reale cedette il parco al Demanio dello Stato e nel 1920 rinunciò all'usufrutto del parco. Esso fu suddiviso in quattro aree affidate alla competenza di altrettante amministrazioni: il giardino con la casina fu assegnato al Ministero della Pubblica Istruzione, mentre il parco fu assegnato al Comune di Palermo. Nonostante i vari tentativi di riqualificazione, il complesso verde subì un lento declino e abbandono nel corso degli anni.

Vicende urbanistiche del Parco della Favorita Come già accennato in precedenza, il parco monumentale della Favorita proveniva dalla proprietà reale del Regno delle Due Sicilie e passò alla Casa Reale dei Savoia dopo la sconfitta dei Borboni.

Il parco della "Real Favorita" è iscritto nella scheda 280 della proprietà demaniale dello Stato e “dovrebbe” essere gestito dal Comune di Palermo. Nel paragrafo 3.1, si evidenzia che fin dalla redazione del P.R.G. del 1962 si era già compreso che il modo in cui veniva affrontato il problema della dotazione di verde nella città era abbastanza opinabile.

Il Piano Regolatore Generale (P.R.G.) del 1962 prevedeva una vasta zona di verde pubblico che comprendeva la tenuta reale della Favorita e buona parte del sistema montuoso del Monte Pellegrino. Tuttavia, nonostante i due grandi sistemi di verde pubblico previsti fossero stati realizzati, mancava la previsione di un verde pubblico diffuso all'interno dei quartieri residenziali.

Il Parco della Favorita ha affrontato la problematica degli "affittuari" istituiti per assegnare i terreni per l'uso agricolo. Questa situazione è stata oggetto di lunghe vicende giudiziarie a partire dagli anni '60, a causa della resistenza manifestata dagli occupanti verso le ordinanze di sgombero ordinate dal Comune e dai numerosi tentativi di conseguire la legittimazione del possesso dei terreni. La legge regionale n. 14/88 istituì il complesso ambientale costituito dal Parco della Favorita e dal Monte Pellegrino, dichiarati Riserva Naturale Orientata dalla Regione Siciliana.

La Favorita costituisce la zona B della riserva Naturale Orientata Monte Pellegrino, denominata pre-riserva, con l’eccezione dell’area occupata dal Bosco Niscemi, che rientra nella zona A. La legge regionale n. 14/88 prescrisse che per queste zone dovesse essere redatto un “Piano di Utilizzazione”, un vero e proprio piano particolareggiato. Il Comune avviò questa progettazione, incaricando l’Assessorato al Territorio Ripartizione Urbanistica Gruppo IV di redigere un “Piano di Utilizzazione della zona B della Riserva Naturale Orientata Monte Pellegrino” che viene “consegna” nel 2001, concludendo il suo iter amministrativo solo nel 2014.

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