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L' oblio degli intellettuali contemporanei.

2023-11-26 10:51

Anna Riggio

Primo Piano, Territori,

L' oblio degli intellettuali contemporanei.

Oggi, l'intellettuale è una delle figure più discusse sia per l'atteggiamento che ha assunto nei confronti della società, sia per la negazione del pas

Oggi, l'intellettuale è una delle figure più discusse sia per l'atteggiamento che ha assunto nei confronti della società, sia per la negazione del passato. È evidente che l'estraneità del passato è causata dai mutamenti sociali e tecnologici che caratterizzano la contemporaneità, portando a una rottura con il passato. Inoltre, la figura dell'intellettuale viene oggi esautorata nell'esercizio del pensiero. Infatti, il termine "intellectualis" in filosofia indica l'intelletto nella sua attività teoretica e, di conseguenza, non riveste la caratteristica di privilegio che possedeva in passato.

L'intellettuale contemporaneo vive una realtà che lo porta a separarsi dalla società e ad affrontare temi come la politica, l'economia e la crisi dei valori. Il suo ruolo è quello di immergersi nella società con tutto se stesso, ponderando gli equilibri sociali, politici e culturali, e non di appoggiare l'ideologia del momento. "Se riesci a provare dolore, sei vivo. Se riesci a provare il dolore degli altri, sei umano" (Lev Tolstoj, "La coscienza critica"). A tal proposito, Albert Asor Rosa si chiede se siamo di fronte alla negazione delle forme tradizionali della cultura o all'indebolimento della figura dell'intellettuale.

L'intellettuale contemporaneo non può assumere un atteggiamento acritico nei confronti della società ma deve cercare di cogliere tutti i suoi aspetti culturali criticizzandoli, al fine di risvegliare la coscienza del popolo e restituire l'orgoglio perduto da tanto tempo. Gramsci affermava: "Tutti gli uomini sono intellettuali, ma non tutti gli uomini hanno nella società la funzione di intellettuali." Gramsci sottolinea che l'intellettuale "consiste nel mescolarsi attivamente nella vita pratica, come costruttore, organizzatore, persuasore permanente."

Oggi, la figura dell'intellettuale è in crisi, vive nel sonno dell'oblio, ha perso il rapporto organico con la società e, di conseguenza, la sua identità. L'intellettuale contemporaneo è un "eterodosso", come afferma Maldonado, colui che agisce in contrapposizione ai dogmi, ai modelli di comportamento e agli assetti di potere, ribelle e oppugnatore. Ribelli non come gli intellettuali romantici del primo Novecento, che si sentivano investiti di una missione sociale volta alla conquista della libertà e alla formazione di uno stato unitario. Gli intellettuali del Novecento ruotavano attorno alle riviste cercando di creare una nuova unità fra cultura e arte, fra teorie ideologiche e pratica politica, polemizzando con l'intellettuale accademico separato dalla vita sociale e politica.

Certamente, oggi, gli intellettuali del Novecento creerebbero un conflitto con gli intellettuali contemporanei, avulsi dalla società, mentre i Novecentisti vedevano nella cultura la possibilità di un'affermazione sociale. A Parigi, gli intellettuali vivevano in un ambiente culturalmente aperto e stimolante, da cui nacquero esperienze rivoluzionarie come il movimento pittorico del Cubismo, che cambiò radicalmente il panorama della cultura mondiale. Anche Montale assunse un atteggiamento critico nei confronti del consumismo, definendolo una nuova "barbaria" capace di modificare il rapporto dell'uomo con la cultura e l'arte.

L'intellettuale contemporaneo non si interroga sul destino della libertà in una società controllata dai mass-media che invitano al consumismo, originando l'alienazione dell'uomo e il distacco dai valori che erano i suoi punti di riferimento. Oggi l'intellettuale dovrebbe invitare l'uomo a recuperare l'homo Sapiens e non l'homo Faber, utilizzando gli strumenti di comunicazione odierni anche in maniera provocatoria. Come afferma Prevert, "non bisogna lasciare giocare gli intellettuali con i fiammiferi".

Anna Riggio


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